Trauma cranico nelle attività sportive: l’importanza di un’adeguata protezione del cervello
Una delle condizioni patologiche che più possono spaventare chi di solito pratica attività sportive è quella successiva ad un trauma cranico di entità piuttosto importante. Il trauma cranico è una conseguenza diretta di uno scuotimento più o meno accentuato del cervello dentro la scatola cranica.
Questo tipo di infortunio è la conseguenza, specialmente durante attività sportive, di un urto durante un’azione di gioco o dello sviluppo di una posizione errata durante un esercizio. Per questo motivo, ancor prima che una sorta di prevenzione “pratica”, attraverso l’utilizzo di specifici strumenti appositamente dedicati a questo problema, è indispensabile una preparazione “tecnica” nell’affrontare quelle che sono le differenti discipline sportive.
Nel 2010 gli infortuni gravi, a seguito di incidenti durante le attività sportive, sono decisamente aumentati, inducendo gli esperti a favorire un’indispensabile sensibilizzazione all’utilizzo di strumenti in grado di agevolare una pratica dell’attività sportiva più utile per la protezione del nostro cervello d incidenti di questo tipo.
Come prevenire il trauma cranico durante lo sport
Quando si parla di trauma cranico in ambito sportivo è indispensabile analizzare qual è la natura e la metodologia attraverso le quali le differenti attività sportive vengono svolte. Sport particolarmente carichi di agonismo come lo sci, dove è assente il contatto fisico con l’avversario, ma è ben presente il rischio legato all’alta velocità e alla potenza di impatto di una caduta, hanno sviluppato differenti sistemi utili per contrastare l’evenienza di un trauma cranico.
A partire dal 2016, ad esempio, per garantire un’efficace controllo del contraccolpo testa-corpo durante le cadute, è stato inserito all’interno della tuta degli sciatori professionisti che gareggiano in coppa del mondo un airbag in grado di reagire al momento della caduta limitando sia l’urto del corpo durante lo schiacciamento a terra, sia il contraccolpo del collo sulla testa subito dopo che il corpo ha toccato terra.
In questo tipo di ambiente, in effetti, dato l’elevato rischio di trauma cranico, l’airbag è solo l’ultimo degli accorgimenti per la salute personale. l’introduzione del casco obbligatorio ha fatto declinare con decisione il numero di infortuni con conseguente trauma cranico durante le gare.
Altri sport come il Rugby, invece, trovano più difficoltà nell’affrontare un problema come il trauma cranico da attività sportiva. In questo sport, infatti, le protezioni per il corpo sono vietate da regolamento, se si esclude il paradenti. Tuttavia, anche nel rugby è possibile usufruire di caschetti costruiti in materiale assorbente in grado di attutire colpi molto violenti e proteggere la testa e la scatola cranica da colpi altrimenti pericolosi.
Molti di questi prodotti, in uso anche in alti sport come la boxe, sono lavorati in foam, una schiuma protettiva in grado di permettere un migliore assorbimento dei colpi. I più affidabili, in questo senso, sono quelli in EVA (etilene vinil acetato), che consentono di sviluppare un assorbimento utile per non permettere al cervello di subire un trauma cranico che, in molti casi, può portare a conseguenze a lungo termine piuttosto gravi.
Chi pratica sport di contatto o meno sa quanto la protezione del proprio cervello sia importante per non incorrere in problemi piuttosto complessi e difficili da trattare.